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I vini dell’opitergino-mottense sono sempre stati molto apprezzati in città e terre lontane.
Nell’opitergino-mottense la vite regna da sempre. Era già presente nell’agro dell’antica Obterg fondata dai Veneti verso il XII sec. a.C. e quando sono arrivati i Romani, nel II sec. a.C., con la creazione di nuove strade e soprattutto con le tre centuriazioni del vastissimo agro opitergino, che si estendeva allora dai monti al mare, tra il Piave e la Livenza, la viticoltura del territorio ha conosciuto un grande incremento.
Dopo il periodo delle invasioni barbariche la vite ha ripreso a essere protagonista in queste fertili campagne grazie soprattutto all’opera dei primi monasteri benedettini diffusi quasi in ogni paese. Anche i Franchi, succeduti ai Longobardi, protessero la viticoltura che tuttavia divenne una delle produzioni più importanti e significative dopo il 1388, con l’arrivo del patriziato veneziano, che diede nuovo impulso all’agricoltura.
Da allora i vini dell’opitergino-mottense sono sempre stati molto apprezzati anche in città e terre lontane e soprattutto a Venezia, specie il Raboso Piave, e, più tardi, anche il Tocai e il Verduzzo. Con la fine della Serenissima anche l’agricoltura entrò in un periodo di decadenza e andò progressivamente diminuendo l’antico amore per la vitienologia.
Nell’ultimo inverno della prima guerra mondiale il residuo patrimonio viticolo fu in gran parte distrutto e, negli anni seguenti, sono stati importanti e diffusi dei vitigni d’origine francese e, soprattutto, tra quelli a bacca bianca, lo Chardonnay, il Pinot bianco, il Pinot grigio e il Sauvignon, e tra i vitigni a bacca rossa il Cabernet franc e il Cabernet Sauvignon, il Malbech, il Merlot e il Pinot nero che hanno trovato in quest’area un habitat ideale.
Dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla diffusione nelle campagne della meccanizzazione, alla presenza di nuovi tecnici usciti dalla Scuola Enologica di Conegliano e all’aumento delle conoscenze specifiche, la viticoltura è diventata una delle produzioni più importanti, anche sotto l’aspetto qualitativo. Negli ultimi anni gran parte dei vini prodotti in tante moderne aziende agricole, oltre che in alcune Cantine Sociali, si fregiano della DOC "Piave" e sono sempre più apprezzati dal mercato italiano e internazionale.
Va ricordato che la cucina locale ricorre spesse volte al vino nella preparazione dei piatti e citiamo, a titolo di esempio, il Risotto al Prosecco e l’Anatra al Raboso, ma spesso, nella cottura delle carni, sia in umido che arrosto e nel pesce d’acqua dolce in umido, il vino è ingrediente che l’esperienza delle generazioni considera indispensabile.
Per promuovere e valorizzare al meglio i vini prodotti nelle terre del Piave si è costituita nel corso degli anni ’70 del secolo scorso la "Serenissima Signoria dei Vini del Piave", con sede in Oderzo, la cui intensa attività culturale e promozionale è molto apprezzata dalle pubbliche autorità, dai produttori e dai consumatori più attenti sia in Italia che all’estero.